NATALE DEI SOLCHI E DELLA SPERANZA
La speranza e la pazienza della tolleranza
In questo Natale potremmo provare a sentirci Musulmani, Ebrei,
Cristiani, nel senso di scambiarci reciprocamente i solchi che ci dividono e
allontanano, fino a renderci nemici.
Scambiarci pene e gioie, amori e paure, fino a sentire al fondo della
carne e al centro del cuore, il bisogno di conoscere per intero il peso della
storia, nella necessità di non chiudere il proprio uscio. Scambiarci le nostre
storie personali, le nostre interiorità, che non sanno solo di amaro e non
stanno disegnate in piramidali fatti a misura da utopisti e manipolatori di
coscienze.
Questo Natale perché non provare a innalzarlo a un giorno da ricordare,
dove incontrare pezzi di noi stessi sparsi all’intorno, per toccare con mano
ferma e non soltanto caritatevole l’urgenza di un ripensamento culturale, che
induca non solo a richiedere il castigo per chi infrange la legge, ma riconosca
il valore della riconciliazione, della ricomposizione, attraverso un’attenzione
sensibile, che non è accudente, ma accompagna nelle proprie responsabilità e
nei propri intendimenti di ritornare ad essere uomini nuovi.
Un Natale a misura di uomo per comprendere l’esigenza di giustizia di
chi ha subito come di chi subisce affinché una Giustizia equa favorisca davvero
la nascita di uomini equi.
In questo Natale proviamo veramente a pregare per un Bimbo che nasce e
che vorremmo incontrare all’angolo di ogni strada buia. Un Bimbo che non ha
cittadinanze imposte, ma si espande dal principio alla fine per essere
“insieme” in un NOI che non volge le spalle alla preghiera che ascolta, ma
scopre nuove energie a cui fare ricorso per non ingannarci tra relativismo
etico e fede vinta ai tavoli da gioco.
Il Bimbo nasce e noi siamo in corsa, con il respiro pesante per le
tante cose da fare, siamo preda della pazienza della disperazione.
E’ Natale, forse essere più buoni, sta a significare che non sono
sufficienti i diplomi né i corsi brevi per raggiungere quella dimensione che questa
festa ci dona, consentendo a tutti una laurea assai più ambita, quella della
pazienza della speranza.