È SOLAMENTE UNA RAGAZZATA NIENTE DI PIU' NIENTE DI MENO
articoli sulla violenza minorile
Due
giovanissimi sopra il treno che li riporterà a casa dopo una
giornata di studio o divertimento, stanno rannicchiati in un angolo,
stretti come due cuoricini sovrapposti, come quelli che impazzano su
facebook, amori belli, amori cari, amori spesso dis-educati.
Un
ragazzo e una ragazza identici a tanti altri, con le scarpe
slacciate, qualche percing e tattoo di troppo, incarnano la voglia di
trasgressione, dove le passioni non sono ”quasi” mai subordinate
alle regole, sono passioni imbizzarrite che non conoscono il morso
del freno, il rispetto della fermata, dell’accesso consentito dalla
ragione.
Arriva il controllore, fa il suo mestiere che poi è il suo
dovere, chiede i biglietti, ma non ha riscontro alla sua richiesta,
neppure a quella con cui chiede i documenti per redigere la multa,
sanzione legittima nei riguardi di chi ha pensato di essere più
furbo, e come dice chi sta scrivendo, che non è un saggio cinese: i
dazi si pagano sempre, soprattutto quando si pensa di rimanere degli
impuniti per sempre.
Accade tutto nella frazione di uno sparo,
i toni diventano aspri, le parole come sassi, le mani alzano il tiro,
spintonano, urtano le ossa, infrangono i denti, il ragazzo e la
ragazza non fanno sconti al malcapitato, al disturbatore di turno, al
fastidioso intermezzo, in scena c’è una vera e propria sorta di
razzismo al contrario, di ideologia ribaltata, ogni cosa corre sul
binario: nel mio territorio non entra nessuno che la pensi
diversamente da me, di conseguenza prendi le botte per averci
provato.
Quanto è avvenuto su quel treno, qualche volta su un
pulman, non sono esternazioni sporadiche, su quel vagone è
rappresentato un problema prettamente sociale, uno stile di vita che
non è ripetizione delle generazioni precedenti, dei numeri e delle
quantità ribelli di tanti anni addietro, non si tratta di giovani
che “fanno quello che hanno sempre fatto per reazione all’autorità,
alla regola, al comando adulto”.
Qui la formulazione sta in
un’altra dinamica, sottoscrizione a una identità che non è legata
all’età adolescenziale, dove fatti collaterali o eventi critici
sono da sempre negatività prevedibili, perciò messe in conto. Su
quel treno, a quelle fermate degli autobus, dentro le classi, fuori
dai pub, è in corso da tempo oramai, una appropriazione indebita di
atteggiamenti-comportamenti altrui, è farina di un altro sacco, è
violenza messa in gioco dopo averla imparata e fatta propria, un
apprendimento sociale che pianta una profonda radice sulla
disattenzione, sulla conflittualità verbale e fisica di chi invece
dovrebbe risultare esempio autorevole per riformulare percorsi
educativi comprensibili per crescere
insieme.
Quei due ragazzi sul treno non sono altro che la rappresentazione di
una violenza appresa e messa in pratica, che non è parte integrante
della nostra struttura biologica, non lo è affatto, è qualcosa che
diventa nostro abito mentale, perché il mondo adulto ha deciso da un
paio di decenni almeno di mettere in circolo un tradimento culturale,
che consiste nel programmare le ferie estreme, le notti insonni, le
regalie delle vacanze, autoassolvendo se stessi dalle mancanze e
dalle assenze con la più consumata delle barzellette: a volte
commettiamo gli stessi errori dei nostri figli……………. Ben
sapendo che la verità sta nel suo esatto contrario: sono i ragazzi a
recitare da scafati seduttori il nostro repertorio di grossolane
bugie, di quotidianità conflittuale ma patologica, di poco rispetto
per il valore dei ruoli e delle persone.
E mentre ciò accade non
proviamo alcuna vergogna, licenziamo il pestaggio su quel treno con
una battuta, una risata, una scrollata di spalle, autorizzando a fare
passare come una bravata qualcosa che invece non lo è proprio.
Vincenzo Andraous