Comunicazione non violenta

comunicazione non violenta

Comunicazione non violenta, empatica 

Scavare per comprendere può essere faticoso 

La violenza è una soluzione, la più semplice


La comunicazione empatica, chiamata anche comunicazione non violenta (CNV), è un modello comunicativo basato sull'empatia, codificata nel 1960 da Marshall Rosenberg, che riesce a creare contesti comunicativi win-win.
Il motore è costituito da comprensione e compassione, per farla vivere occorre avere una visione e un grande cuore (l'autore citato parlava anche di comunicazione giraffa). Le stesse sono molto rare, infatti noi tutti i giorni siamo al contrario abituati dare giudizi.

Partiamo dall'empatia.

L’empatia è capacità complessa di alcuni che porta ad avere relazione solida ed unica. Molti sottolineano umana ma non è affatto vero, si risconta in molti animali.
 Potremmo definirla come la capacità d'intuire le altrui motivazioni e azioni immedesimandosi nell'altro. Presuppone attenzione e concentrazione sull'altro, mossi da una reale curiosità.

Jeremy Rifkin scriveva che bisogna partire dal ritenere gli altri esseri unici e mortali, e riconosce di ognuno la “...vulnerabilità e la sua sola e unica vita”. E possiamo aggiungere che è per questo che riconosciamo che il momento che viviamo con lui è unico.
L’empatia è la capacità di sintonizzarsi emotivamente e capire i livelli più nascosti, emotivi e personali del vissuto del nostro interlocutore. Le eventuali domande sono formulate per capire meglio, e riguardano non solo aspetti reali ma anche i sentimenti, e vi è la sospensione del giudizio (che non significa annullarlo). Solo in questo modo l'altro si mostrerà e potrai capire.

Invece, molto spesso siamo concentrati nel dare un giudizio dell'altro senza capire o rivolgere la stessa attenzione a noi stessi. La violenza è usata per trovare scorciatoie e non riflettere l'attenzione su noi stessi.
comunicazione non violenta empatica

Osservare senza giudicare, ha scritto qualcuno, krishnamurti è la più importante forma d'intelligenza.

Nessuno insegna ad ascoltare mentre è la caratteristica che ritroviamo in tutti coloro che hanno avuto successo (uomini che hanno anche mantenuto una etica, sensibile verso il prossimo).

Nella comunicazione non violenta occorre comprendere i fatti e i bisogni che vi sono dietro ai sentimenti.
Non è facile risalire ai fatti, noi siamo concentrati a capire cosa non va nell'altro, nelle nostre opinioni e giudizi, dove l'altro è ridotto a un nemico, un immagine, contro cui scagliarsi.

Occorre distinguere i fatti dalle opinioni, il comportamento dal giudizio a volte non conosciamo neanche la differenza. Le opinioni costruiscono un nemico e ci fanno recitare una parte.

La comunicazione non violenta porta a empatia e genera una forma di leadership reale non gerarchica. 

Offriamo corsi collettivi o coaching individuale, con esercitazioni pratiche e che prevedono videoregistrazioni dell'allievo, dove mostriamo le aree di miglioramento e quindi cosa  concretamente significa comunicare empaticamente e interagire con un linguaggio non violento chiaro e che parli con il cuore.

Giacomo Gallo

Servizio svolto dal reparto Corsi Coaching di Ieros