Pesce vivo e mangiato
Dall'oriente con orrore pesce mangiato mezzo cotto ma vivo in tavola
L'incultura cinese che non può essere discussa per questioni economiche
La caduta dei valori occidentali
Dall’Oriente con orrore: pesce mangiato vivo ma cucinato a metà
Il fatto.
La lama che scorre sulla carne. Il brivido.
Nella società attuale le emozioni sono una medicina contro la
noia, la noia del non sapere più cosa è vita. La noia che spinge a
provare cose estreme, cose mai fatte, cose strane, per sentirsi parte di
qualcosa, e quindi del tutto, ma testimoni del nulla.
E’ di questi giorni la notizia che arriva dal Sud Est asiatico, o dalla Cina non importa, la zona è quella (macellazione di gatti e cani, mattanza di delfini, ecc.). Colpita da dittature e di destra e di sinistra con cattivi maestri che hanno lasciato morti, torture, sevizie e inciviltà varie oltre che ridicole e noiose prescrizioni dall’intento mistico (almeno nell'intento), ma custodite come reliquie (ancor oggi! Mi chiedo se l’abbiano mai letti i vari libretti gialli e rossi).
Insomma, immagini del video: in un ristorante viene servito un pesce, di grosse dimensioni(50 cm, circa), credo forse una carpa, vivo ma fritto a metà: il pesce respira, boccheggia, ma parte del suo corpo è arrostito forse col microonde, la testa che ansima è fuori dal piatto mentre dentro al tegame vi è il suo corpo cotto con una poltiglia di una delle loro salse dal non gusto, attorno scemotti che ridono e lo mangiano…
Il pesce osserva...
Ma dove è finita la pietà, dove è sceso il pudore?
Mi chiedo, cosa può suscitare un’immagine del genere in bambini che guardano la TV?
I nostri bambini che
osservano o vedono lampante l'ingiustizia, la lucida immoralità di
persone che per sentirsi vive sono pronte a tutto...
Per dire “io
c’ero... Io ho fatto questo”.
Poi vogliamo insegnare il rispetto per il più debole? O la non violenza?
L'analisi.
Si parla di «etica degli animali» (nel mondo anglosassone, e non solo) si studiano i diritti degli animali (sul punto ho già in qualche altro articolo affrontato la questione, criticandola in parte sul lato formale) e il loro statuto morale.
L’opinione tradizionale è quella secondo la quale gli esseri umani sono gli unici «esseri morali», gli unici le cui azioni possano essere considerate moralmente giuste o sbagliate.
Taylor mette in dubbio la superiorità morale dell’uomo e nota anche come la maggior parte delle capacità che solitamente si utilizzano per sottolineare l'unicità dell'uomo si possono ritrovare, anche in forme più elementari, in moltissimi animali.
Taylor afferma che è altamente problematico cercare
di delineare confini precisi tra uomo e animali.
Il problema è la pretesa potestà che l’uomo si arroga nel disporre degli altri esseri, la convinzione che tutto il territorio, il mare, questa terra i sassi siano solo suoi e di diritto.
Con tale ottica di dominio e monopolio
costruisce città, muri, strade
asfaltate, svuota laghi, costruisce dighe, fognature, ecc.
Le origini dell'etica degli animali le possiamo ritrovare anche in Kant, che nelle Letture sull'etica nota che gli uomini non possono disporre degli animali a loro piacimento, ma ci sono dei doveri morali che vanno rispettati.
Sono
obblighi morali che abbiamo verso noi stessi come esseri morali. E’
questo il punto di mediazione condivisibile, tutelando l’essere
indifeso, meno astuto tuteliamo un principio anche della nostra civiltà
Occidentale, presente in embrione nella nostra storia (benché e tutte le
difficoltà di un tempo). Tale principio (tutela sostanziale del debole
mentalmente) che oggi potrebbe essere avviato e attuato pragmaticamente
è invece completamente dimenticato.
Un tempo si arriverà ad apprezzare e anche a considerare il pensiero di Bentham, il quale per primo guarda agli animali come a esseri morali. Per lui, ciò che rende un essere vivente morale è la sua capacità di provare sofferenza e perseguire la felicità. Spunti molto interessanti che andrebbero approfonditi.
La posizione più estrema è quella
della «filosofia dei diritti degli animali». Secondo gli esponenti di
questa scuola di pensiero vi è una totale eguaglianza in termini di
diritti tra uomini e animali fondata sul principio che a ogni essere
che ha vita devono essere garantiti dei diritti fondamentali. Quindi,
ogni pratica che non rispetta i diritti degli animali viene condannata
come moralmente sbagliata.
Una posizione più moderata è
quella rappresentata dal Prof. Peter Singer, direttore del centro per la
Bioetica Umana alla Monash University (Melbourne).
Singer in “La liberazione degli
animali” (1990) mostra che oggi si riconosce considerazione
morale a esseri umani deboli come i bambini e i disabili mentali non
sulla base delle facoltà intellettuali, ma sulla capacità di provare
dolore.
In modo simile, bisogna
riconoscere anche agli animali il pieno titolo di esseri morali. Singer
propone di eliminare o di attenuare il numero di pratiche che comportano
la sofferenza e la morte di migliaia di animali: trovare nuovi metodi
per migliorare il modo in cui gli animali vengono usati.
Ammette anche eccezioni come ad es. nel caso di epidemie, dove il ricorso a esperimenti sugli animali diviene necessario.
Ammette anche eccezioni come ad es. nel caso di epidemie, dove il ricorso a esperimenti sugli animali diviene necessario.
Tale pratica sembra eticamente condivisibile.
L’invito a studiare anche il sentimento di empatia che lega l’uomo agli animali è un’altra strada per arrivare, secondo me, a qualche altra soluzione o almeno compromesso. Come anche le emozioni che ci portano a sviluppare sentimenti di compassione verso gli animali e quindi di tutela e sviluppo della propria individualità, della stessa persona umana, ove le sevizie sono uno ostacolo al proprio progresso morale ed etico-civile, tutelato anche a livello costituzionale Art. 3 Cost. Ita. Comm. 2 (È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana...).
Anche se l’Oriente ci riporta i casi più disperati e angoscianti (forse in Occidente li nascondiamo meglio), col tempo la questione lascerà gli aspetti sociali e geopolitici e riguarderà l'individuo nella sua ricerca dell’Essere Persona, invaderà la sua coscienza, sarà una questione di giustizia che nasce da dentro noi, ma che di nuovo poi ci riporterà dal nostro passato (prevalentemente a livello generazionale ma non solo risalirà molto in là negli anni e nei secoli) e quindi indirettamente alle nostre tradizioni questo per avere una prospettiva irradicata nel passato di ciascuno: Persona come Identità all'Essere.
Aspetti socio-politici
Allargando lo sguardo e sfiorando questioni socio—politiche vorrei dire…
Non è una questione di Oriente e Occidente, anche lì per fortuna qualcosa si muove(come ho scritto), ma questo non pudore sembra essere lontano dalla nostra civiltà, Civiltà occidentale che arranca con i suoi viziati politici a difendere i suoi millenari tesori come per es. la critica come valore, l’etica come necessità dell’uomo, la ricerca dell’essere Persona, la Pietà come responsabilità come empatia di vicinanza al prossimo, il Perdono come misura e ragione al sentimento di giustizia, il gusto del Pudore, della bellezza, della grazia, dell'eleganza.
Valori combattuti e portati avanti da singoli uomini della nostra tradizione greca-occidentale. Oramai persi o meglio non riconosciuti dai cechi Mass media italiani e dalla sonnecchiante (per esser buoni) e corrotta classe politica.
Il dato geopolitico mi sembra questo: mentre altri Paesi si evolvono nella loro ascesa o discesa etica-morale, da noi tutto è fermo, non vi è un progresso etico-morale che grosso modo si è sempre avuto nel corso degli anni e dei secoli. Sappiamo solo recepire passivamente le tradizioni o le inciviltà altrui permettendole sul nostro territorio, noi siamo spenti, noi siamo paralizzati all' insano, incerto “progressismo”.
Non c’è la spinta a una forma di progresso vero, si applicano criteri cechi (si pensi al calcolo del PIL nazionale - ove i criteri di ecologici e di qualità (EMAS -ISO) rimangono appesi a procedure sterili, burocratiche a questioni meramente formali - nonostante le rassicurazione delle stesse norme...-, mentre dovrebbero essere integrati nel sistema economico) verso un futuro scollegato dall’etica e dalla difesa del più debole, tutto questo è pericoloso.
La tutela del debole, invece, visto in prospettiva è prevenzione alla violenza futura è educazione civica è cultura di convivenza, ma questa prospettiva non sembra trovare sbocco.
A livello di geopolitica l’unico dato che conta, ha detto qualcuno, è il dato demografico, e su quel punto noi siamo già morti. Investire in politiche per la famiglia? Ma chi dovrebbe farlo? Politici senza coraggio o meglio e quindi peggio senza morale?
Politici che sono timorosi anche di affermare le proprie radici Cristiane (meglio radici greco-romane, cristiane come dato storico nella Carta Costituzionale Europea? Mi chiedo a tal proposito dove sono nostre radici liberali? L’Europa altro tabù, che sovvenziona la pratica disumana della corrida?
Italiani dove avete nascosto i
vostri leader?
I leader
dovrebbero intravedere una direzione... Dovrebbero essere nelle
loro idee… Spogliati dai bassi egoismi individuali.
Lo stallo di oggi è la crisi della rappresentatività politica, è l’oligarchia della politica, del potere per il potere, della forza senza direzione, degli amici e dei furbi, dei politici che bloccano la politica, che non muovono le acque per paura di andare giù.
Lo stallo di oggi è la crisi della rappresentatività politica, è l’oligarchia della politica, del potere per il potere, della forza senza direzione, degli amici e dei furbi, dei politici che bloccano la politica, che non muovono le acque per paura di andare giù.
In crisi è il primato della Politica sulla economia, sugli
affari, è la crisi di una politica che non riesce a governare perché
intrinseca di collusioni e di affari di bassa lega con il business, con
parte del sociale che gli fa da
spalla: raccomandazioni e favori per l'amico, assenza del bene comune,
insofferenza alle Regole.
La democrazia con le sue avvincenti sfide non sembra trovare sbocco. Un dato è certo ed è confortevole: πάντα ῥει, ma a che prezzo?
Giacomo Gallo