Violenza sui Minori
Che cos’è la violenza sui minori?
Definirla come l’insieme di atteggiamenti e comportamenti perpetrati da
un adulto(e non solo) nei confronti di un adolescente, tali da indurre
in quest’ultimo disagio fisico, psichico e sessuale, può bastare?
Neppure ci appare sufficiente riflettere su quanto abusi e maltrattamenti neghino il minore nella sua dignità di individuo, relegandolo al ruolo di oggetto, deprivato quindi, di diritti, bisogni e desideri.
Violenza, violenza sui minori, è anche l’incapacità da parte dell’adulto di tutelare il bambino nella salute, nella sicurezza e nell’amore compromettendo o impedendo lo sviluppo del suo potenziale evolutivo e umano: trascurarlo, rifiutarlo, chiedergli di essere ciò che non è ancora o non vorrebbe mai essere, costringendolo ad esempio a lavorare o a mendicare.
Violenza è distruggere in un bambino la fiducia in chi dovrebbe prendersi cura di lui e in definitiva la fiducia nell’Altro.
Violenza (violenza minorile) è radicare in lui il germe stesso della violenza: permettere che faccia proprio il linguaggio della paura, dell’indifferenza e del non amore, al punto da divenire egli stesso “un carnefice in erba”.
Come la cronaca degli ultimi anni infatti ci mostra, attraverso il fenomeno del bullismo e delle baby-gang, è in costante aumento il numero di minori che “agiscono” nei confronti della società e spesso di soggetti più deboli e indifesi la propria rabbia e la propria paura, combattute con l’unica arma a disposizione, la logica del “branco”, che configura la facile quanto drammatica equazione Violenza su minori = Violenza tra minori.
Per poterci avvicinare a questa realtà dolorosa occorre però andare oltre la disamina delle determinanti storiche e sociali che hanno prodotto tale fenomeno; occorre promuovere nell’adulto, qualunque sia il contesto in cui si trova a interagire col bambino, una capacità di riconoscimento e di ascolto verso quest’ultimo, la possibilità di percepire, attraverso gli innumerevoli linguaggi con cui il bambino si esprime, le sue richieste di attenzione, cura e autonomia.
Aiutare un bambino in difficoltà o prevenirne il disagio potrebbe significare, quindi, “aiutare”, “educare” l’adulto, promuovendo una cultura dell’infanzia.
Eleonora Carotenuto